Mentre i social network ci spingono a condividere le nostre esperienze e socializzare anche con persone che non conosciamo direttamente, nella vita reale esistono dei luoghi dove nonostante milioni di individui si incontrino, non si vengono a instaurare relazioni interpersonali o, almeno, fino a poco tempo fa le cose stavano così. I cambiamenti portati dal digitale nella comunicazione stanno infatti portando più social negli spazi pubblici commerciali.
I nonluoghi diventano più social
I nonluoghi (dal neologismo francese non-lieu coniato dal sociologo Marc Augé e ripreso da Zygmunt Bauman nel saggio “Società Liquida“) sono privi di storia e sono caratterizzati da ambienti non-naturali creati dall’uomo per uno scopo specifico. Il clima e l’illuminazione dei nonluoghi sono artificiali. Inoltre, ci sono orari prestabiliti per accedervi.
Qui l’individuo perde la propria identità, intesa come originalità e distinzione dagli altri e, anzi, è soggetto a comportamenti omologati. Nei nonluoghi si va solo “al bisogno”, ma ci andiamo tutti i giorni… Hai capito cosa sono? Si tratta degli spazi pubblici commerciali: supermercati, aeroporti, pompe di benzina, sale di aspetto, etc.
Con gli enormi cambiamenti subiti dalla comunicazione, soprattutto dopo l’avvento del digitale, e la riscoperta del concetto di ascolto del consumatore, attivo e consapevole, questi spazi pubblici hanno cambiato volto, sono diventati più accoglienti, più social e, in certi casi, hanno anche “realizzato un sogno”.
Questi spazi pubblici commerciali stanno diventando sempre più luoghi di conversazioni perché l’atto del consumo, nell’attuale società liquida, post moderna, è un fatto quotidiano e intimo della persona. Il mercato non è più percepito come un luogo esterno alla società, ma è parte di essa e il consumatore contribuisce alla sua evoluzione attraverso bisogni, necessità e desideri.
Esempi noti recenti
Che la pubblicità viaggia sulle emozioni, devono averlo infatti capito anche le compagnie aeree come dimostra l’ormai celebre iniziativa della canadese low-cost WestJet apparsa negli aeroporti durante il periodo natalizio, in cui, attraverso un Babbo Natale collegato con la sala d’aspetto, ha ascoltato i desideri dei passeggeri alla partenza per realizzarli all’arrivo: tablet, smartphone, tv, un vero Miracolo di Natale per portare notorietà al brand e fidelizzare i clienti.
Questo non è stato però un caso isolato. La ricerca dell’Osservatorio Brands & Social Media
che ha analizzato le strategie di comunicazione sulle piattaforme mainstream di diversi brand, ha dimostrato che le compagnie aeree fanno un uso maturo dei social network sia per l’ascolto, un customer care attivo e always on (il canale preferito è Twitter), sia per narrare attraverso le immagini la storia della compagnia, pubblicando foto su Pinterest, video su Youtube e segnando le tappe significative del brand sulla timeline di Facebook con lo scopo di coinvolgere e creare emozioni. La British Airways in questa lista risulta essere al primo posto, seguita da KLM e Turkish Airlines. Alitalia si posiziona al decimo posto, mentre penultima è Ryanair.
Anche in Italia si muove qualcosa. La Stazione Centrale di Milano organizza spesso degli eventi all’interno della struttura, sfruttando l’interazione tra i maxischermi e i profili social dei passeggeri come nel caso dell’iniziativa twitta l’hashtag #BakeOffItalia dove l’autore del tweet scelto vinceva un “dolce” omaggio.
Che un giorno questi nonluoghi diventino tanto social da essere vissuti quasi come una seconda casa? Tom Hanks insegna in The Terminal.
Tu hai altri esempi o sei stati coinvolto in iniziative social negli spazi pubblici commerciali? Qual è la tua esperienza all’interno dei nonluoghi?