Google e Facebook aggiornano l’algoritmo di ricerca semantica, tra innovazione e tutela della privacy.
Mi piace il Digitale perché è sempre ricco di sfide e novità. Solo qualche giorno fa Google festeggiava il suo 15esimo compleanno: si regalava un nuovo logo e ci regalava nuove funzionalità, oltre a dare notizia dell’introduzione dell’algoritmo “Hummingbird” (in italiano: colibrì) che ha già messo in fermento professionisti e addetti all’ottimizzazione e indicizzazione dei contenuti (Seo) nei risultati di ricerca.
Ma questo non basta. Ecco che a distanza di pochi giorni, anche Facebook annuncia un’importante novità: la messa online del “Graph Search” e cioè della possibilità di fare ricerche semantiche all’interno del più popolare dei social network.
Dopo l’introduzione degli #hashtag alla maniera di #Twitter e dopo l’annuncio di volere trasformare il profilo personale in un biglietto da visita o meglio curriculum vitae, tipico invece del social network #Linkedin, Mark Zuchemberg imita anche la ricerca semantica di Google, sperando magari con queste manovre di riconquistare quella fetta di target che si è disaffezionata all’uso di Facebook.
La novità era stata annunciata mesi fa, tanto che per molti era già disponibile una versione basic del Graph Search per testare l’efficacia di effettuare ricerche aggiungendo nella barra una posizione geografica e il nome di un proprio contatto, ottenendo così risultati in termini di foto, musica e giochi relativi ai propri amici. Con questo ultimo aggiornamento (la propagazione del Graph Search avverrà in modo graduale su tutti profili nei prossimi mesi) sarà possibile cercare anche negli stati, nei post, nei messaggi e nelle didascalie delle foto pubblicate sulle bacheche degli utenti. Le ricerche riguarderanno i post passati del nostro profilo e di quello dei nostri amici.
Come dicevo all’inizio, Google ci ha regalato nuove funzionalità. L’introduzione dell’algoritmo “Hummingbird” (colibrì), dopo i grandi cambiamenti portati dai precedenti Panda e Penguin, è forse un fatto naturale perché il motore di ricerca per eccellenza aveva già iniziato ad apportare modifiche per affinare i risultati contrastando lo spam e favorendo il “linguaggio naturale”. Come valutare invece l’altra introduzione che arriverà presto anche in Italia e cioè l’estensione della ricerca anche ai documenti archiviati su Google Drive, ai contatti di Gmail e alle informazioni inserite in Google+? Ci faciliterà la vita o sarà un ennesimo passo per rendere condivisi altri dati appartenenti agli utenti?
Mi piace assistere ai cambiamenti e il Digitale ci dà la possibilità di poter partecipare attivamente. Mi chiedo però, come mi chiedevo nel caso di un ipotetico ritorno all’era analogica, se questi mutamenti che stanno avvenendo in maniera così rapida sono anche supportati da normative che ci tutelino adeguatamente. In tema di privacy, ad esempio, stiamo assistendo ai primi tentativi di sensibilizzazione dell’utente per quello che riguarda la raccolta dei dati attraverso i cookie che avviene da parte di molti siti durante la normale navigazione.
La possibilità di scoprire praticamente qualsiasi cosa pubblicata nel tempo dai nostri amici su Facebook sarà di qualche utilità e, anche, in grado di trattenere pubblico sul social network? Oppure per il timore di “invasioni di campo”, terrà ancora più distanti le persone? Tu cosa ne pensi?