Per accogliere e guidare nuovi iscritti nel tuo database hai bisogno delle drip campaign che consegneranno poco alla volta e in modo programmato le tue istruzioni di ingresso.
Con la definizione ‘drip campaign‘ o campagne a gocciolamento si intende una serie di messaggi email, sms, social e altro spediti in modo lineare e personale agli utenti.
Inquadrando meglio questa tattica di marketing diretto, forse ti starai chiedendo perché l’invio deve essere incondizionato, cioè senza porre filtri al database, e indirizzato a un contatto alla volta.
Nelle prossime righe ti fornirò alcune indicazioni su come accogliere sui tuoi servizi e ‘far decollare’ gli iscritti in modo corretto.
Capitoli del post
Messaggi a gocciolamento
Per rendere fluida l’attivazione dell’utente è utile accoglierlo nella propria lista con una serie di comunicazioni proprio come accade quando saliamo a bordo di un aereo o di una nave e ci viene mostrato prima della partenza dove sono le uscite d’emergenza e come chiedere assistenza.
Tali comunicazioni devono arrivare indistintamente a chiunque ‘salga a bordo’, per questo motivo segmentare il database per inviare il messaggio ai più attivi o ad altri tipi di audience sarebbe una procedura sconsigliata.
Non importa che sia via mail, sms o altro, i messaggi devono partire all’iscrizione verso tutti ed essere ravvicinati nel tempo perché l’obiettivo è portare il maggior numero di persone a concludere la fase di attivazione.
Da qui l’esigenza delle drip campaign che consentono di programmare il piano – workflow – di uno o più messaggi.
Messaggi personali
L’ uso delle drip campaign nasce in ambito transazionale, quando la comunicazione del brand o di chi offre un prodotto/servizio serve a fornire una conferma o meno di avvenuta richiesta da parte dell’utente, come l’aggiornamento dei dati personali, il completamento di un ordine e altro.
In questo caso, la relazione tra brand e utente è di tipo pull e non push perché è quest’ultimo a scatenare una reazione registrandosi a un form.
Non sarebbe possibile fare un invio di massa per rispondere a una richiesta individuale che spesso contempla la spedizione di dati sensibili, ad esempio, password, documenti come polizze o estratti conto.
Nel tempo è stato dimostrato che i transazionali, proprio perché di tipo “pull”, sono i messaggi che vengono più aperti e cliccati. Motivo per cui molti brand hanno iniziato a usarli per aggiungere alcune informazioni, fino a un massimo del 20% del contenuto complessivo a sfondo commerciale.
Drip campaign durata
Con l’evolversi del web, c’è stata una sofisticazione dei servizi online per cui spesso è necessario scaricare un’app o richiedere un’apposita password per accedere.
Se l’onboarding è complesso puoi prevedere più messaggi. Ciò non significa che la call to action – chiamata all’azione – debba avvenire solo al termine del workflow.
Ad esempio, se un utente si è iscritto alla demo di un nostro prodotto/servizio della durata di 14 giorni, non dovremo aspettare il tredicesimo giorno per ricordargli della fine del periodo di prova e della possibilità di acquistare magari usufruendo di uno sconto.
Resta inteso che se l’iscritto diventa cliente dovrai spostarlo di workflow e recapitargli un’apposita drip campaign di attivazione.
Drip campaign contenuto
Per quanto riguarda il contenuto vero e proprio di ogni workflow, chiediti quali e quante informazioni necessita di sapere l’utente per completare questa fase e controlla la percentuale di completamento che dovrai migliorare tramite continui test.
Ad esempio, se il tuo obiettivo è portare l’iscritto ad attivare una demo, potresti creare una sequenza di messaggi che spieghi le funzionalità del servizio e illustri alcuni casi studio.
Invece, se il tuo scopo è vendere un prodotto, potresti condividere contenuti utili che mostrino la tua esperienza e autorevolezza nel settore allo scopo di sviluppare fiducia e credibilità.
Se cerchi una base da cui partire per realizzare i testi per le tue drip campaing e messaggi follow-up, controlla i miei template email copia-incolla da utilizzare in undici scenari diversi!
Drip campaign canali di comunicazione
Per la programmazione dei messaggi hai bisogno della marketing automation mentre lo strumento ideale di direct marketing è l’email per la maggior parte dei marketer.
Questo mezzo è diretto e meno invasivo, ad esempio, degli sms che possono comunque affiancare le diverse fasi di attivazione, anzi, contribuire alla protezione dei dati consegnando un codice di sicurezza all’attivazione.
Anche i chatbot possono accompagnare in questa fase come Facebook Messenger anche se, con le modifiche effettuate da Facebook, dobbiamo stare attenti a rispettare tutte le regole per non essere bannati dal social network.
Uno di questi aspetti riguarda l’aver raccolto il consenso al trattamento dei dati e mostrare un processo di disiscrizione.
Conclusioni
Le drip campaign sono utili a dare dei feedback contestuali ad azioni svolte dagli utenti e puoi impiegarle anche per costruire una relazione di fiducia con chi ancora non è diventato tuo cliente allo scopo di fargli compiere una conversione e dopo aumentare le vendite tramite tecniche di lead nurturing.
Ogni workflow a seconda del canale digitale utilizzato dovrà essere progettato per incoraggiare i contatti a compiere specifiche azioni o micro-azioni.
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