Tra alcune settimane il mio blog, whymarghette | La comunicazione sul web, compirà sei anni, anche se il mio dominio maura.it è più che maggiorenne! Eppure, sembra ieri che festeggiavo il suo primo compleanno 🙂
Nonostante un paio di anni fa abbia fatto un bilancio di ciò che maura.it ha rappresentato per la mia vita professionale e personale, ho deciso di aggiungere un altro tassello alla storia visto che molti mi chiedono:
- se vale ancora la pena impegnarsi a diventare blogger
- da dove partire per rilanciarsi nel mondo del lavoro o trovare una nuova professione
- Instagram ha reso inaccessibile il mio profilo whymarghette con oltre settemila contatti (ora in calo per via della disattivazione).
Il nesso con quest’ultimo punto, lo capirai tra un attimo! Ma prima voglio farti una premessa:
ho deciso di pubblicare questo resoconto perché spesso vediamo la punta dell’iceberg del lavoro altrui senza considerare che dietro al traguardo o al piccolo successo ci siano state tante sconfitte. Soprattutto però, ci sono state tante ripartenze!
Blog verso Social media: cosa scegliere?
Se hai meno di venticinque anni e una passione su cui desideri investire, potrebbe valer la pena cimentarti con la produzione di contenuti multimediali provando a sfruttare social network come Tik Tok – ne ho parlato in questa puntata del mio podcast -, Twitch e Instagram che si prestano bene all’espressione di un pubblico giovane e creativo.
Tuttavia, tieni sempre in considerazione che se anche gratuite, queste piattaforme richiedono un grande investimento di tempo e, alla fine dei conti, sono spazi in prestito, revocabili in qualsiasi momento e senza spiegazioni. Come è accaduto a me.
Invece, ho già parlato dei vantaggi che comporta avere una propria ‘casa’ sul web come un sito e, senza dubbio, un database di contatti che ci hanno dato il consenso a comunicare con loro.
Inoltre, aprire e gestire un sito o un blog è la scuola di formazione sul web marketing più completa perché consente di sperimentare sulla propria pelle una serie di tecniche e strumenti di digital marketing.
Con questo post, inoltre, mi rivolgo soprattutto a chi, come me, appartiene alla generazione che ha vissuto il pre-social network, la caduta e la rinascita delle piattaforme di blogging (per alcuni anni ho lavorato nella redazione di Splinder e Dada.net), per cui ‘scrivere’ è forse la forma di comunicazione più congeniale.
Dal picco alla (quasi) scomparsa
Tornando al mio blog, pur interessandomi di SEO e social media marketing, non ho mai applicato strategie aggressive di incremento del traffico al sito.
Perché?
Lavorando come consulente e avendo un’Academy di corsi di web marketing online, nel corso del tempo sono riuscita ad attrarre il traffico necessario a sostenere la mia attività professionale. Ovvero, tramite strategie di inbound marketing ho generato lead qualificati che sono poi diventati miei clienti perché interessati alla mia offerta di servizi.
Nel maggio 2018 il mio blog è letteralmente esploso, così come le vendite dei miei corsi online, in particolare su MailChimp e su modelli di email, per via dell’allora imminente aggiornamento della privacy, più comunemente GDPR.
Infatti, come dimostrano le query estratte da Search Console – ex webmaster tools, su Google ci sono state ricerche come ‘mailchimp gdpr‘ e ‘consenso email‘ che hanno portato più visite ai miei contenuti.
Questi due post hanno attirato moltissima attenzione:
- Ottenere l’autorizzazione all’uso di email
- GDPR: Registrare il consenso obbligatorio [MAILCHIMP VIDEO PREMIUM]
A partire da fine maggio ho iniziato però a perdere traffico.
All’inizio ho creduto essere normale visto che il 25 maggio 2018 è stato il giorno in cui il Regolamento è diventato effettivo.
Tuttavia la perdita di visibilità non si arrestava.
Non controllo Google Analytics tutti giorni. Ho iniziato a rendermi conto dell’anomalia perché non ricevevo più gli avvisi da parte di WordPress di nuovi commenti o richieste di consulenze.
Ricordi che nella premessa del post ho detto che il blog è il sistema migliore per promuoversi online e costruire un proprio personal brand? Che sostengo il mio business dai lead convertiti?
Ebbene, per l’intero mese di giugno non ho ricevuto alcuna richiesta dal mio blog. Qualcosa di certo non andava e ne ho avuto la conferma quando ho iniziato a cercare i miei contenuti sui motori senza trovarli!
Solo verso la metà di luglio mi sono accorta di aver perso il 75% di traffico. Tutti i miei articoli, anche quelli vecchi di anni, risultavano deidicizzati mentre solo cinque pagine su 698 contenuti pubblicati erano raggiungibili con una ricerca online.
La prima cosa che ho fatto è controllare i messaggi di Search Console nel caso in cui avessi ricevuto un avviso di penalizzazione da Google. Ma non avevo nessun messaggio. La seconda cosa è stata disabilitare i plugin per il blocco preventivo dei cookies che in qualche modo temevo bloccassero anche i bot di Google.
A proposito, maura.it non era indicizzato neanche su Bing.
La terza e risolutiva cosa che ho fatto è stato interpellare Riccardo Esposito di My Social Web, non solo perché ricordavo avesse avuto una disavventura simile, ma soprattutto perché massimo esperto blogger italiano, autore dei libri Fare Blogging e Etno blogging oltre che contributore del mio libro Email Marketing Automation.
Riccardo ha subito individuato un meta tag molto dannoso nel mio header, ‘noindex’, che diceva ai motori di ignorare le mie pagine e che si era installato sul mio blog proprio nei giorni dell’entrata in vigore del GDPR.
Ebbene, dopo aver cercato un po’ nel mio codice, mi sono ricordata di aver modificato un form online presente nella sidebar del blog per essere conforme con il Regolamento.
Il metatag si trovava nello script del modulo che avevo copiato e incollato in un widget di WordPress.
Sistemato il problema, il blog ha ripreso a comparire su Google e a guadagnare posizioni ma un’altra minaccia era in agguato!
Forse avrai già sentito parlare di Google Bert, l’algoritmo che ha cambiato le carte in tavola di molti brand ben posizionati.
Ebbene controllando su SEMRush, strumento SEO che puoi provare anche nella versione gratuita, molti siti hanno perso fino al 50% del loro traffico dopo il suo rilascio.
Ti ho già detto che non sono esperta SEO ma che, al tempo stesso, mi piace studiare e ‘testare con mano’ le diverse tecniche digitali. Ebbene, credevo che la nuova perdita di traffico registrata a fine 2019, inizi 2020, fosse dovuta al cambio di algoritmo quando, solo in parte, ne era responsabile.
Per rispondere alle nuove richieste di Google, avevo attivato il plugin di WordPress per creare la versione del mio blog in AMP, che però andava in conflitto con il tema del mio blog generando da mobile per i nuovi url con desinenza /?amp un redirect su una pagina 404.
Ciò che ho fatto è stato disabilitare il plugin AMP di WordPress, inviare la correzione degli errori a Google tramite Search Console.
Conclusioni
Il sito o il blog non sono o non dovrebbero mai essere entità statiche perché internet si evolve con costanza e chi ha una presenza digitale è chiamato ad adeguarsi e rinnovarsi.
Questo strumento è un ottimo terreno per fare pratica, test e per commettere tutti gli errori possibili allo scopo di imparare e migliorarsi!
Fino a un paio di anni fa, esistevano solo gli articoli del blog e il sito non conteneva una mia sezione personale.
L’attuale versione di maura.it ha un paio di pagine dedicate al mio personal brand come la home, chi sono e contattami più una sezione dedicata alle risorse, ai corsi e al blog.
Ho apportato questo cambiamento quando sono mutati anche gli obiettivi della mia comunicazione.
Oggi ricevo un numero inferiore di commenti al blog e sue condivisioni, sia perché pubblico meno sia per la minor evidenza che gli ho dato sul mio sito, ma un numero maggiore di richieste di consulenza da parte di persone che hanno già individuato di cosa mi occupo.
Hai un sito o un blog? Te ne occupi personalmente e se sì, quali sono stati gli errori/successi che hai incontrato in questi anni di gestione? Fammelo sapere nei commenti!
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