Come guadagnare dalla propria newsletter

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Aggiornamento 1 luglio 2021 – La visibilità delle fan page è a pagamento e le news dei quotidiani chiedono un abbonamento mensile per la fruizione da mobile. Si può presumere che anche la newsletter diventerà un contenuto a pagamento? In effetti, esistono già piattaforme che consentono di monetizzare non solo dai propri testi ma, in particolare, dal numero di lettori della propria newsletter.

Esempi di newsletter a pagamento

Pensando al declino della carta stampata e alla necessità delle persone di informarsi, restare aggiornate sui loro temi di interesse, è legittimo pensare che la newsletter potrebbe diventare in certi casi un servizio a pagamento, dal momento che esistono già altre forme di contenuti premium come quelle appena nominate.

In Italia, tra i più recenti, vediamo casi come Good Morning Italia fondata da Beniamino Pagliaro e curata da giovani giornalisti e TheUpdate di Marco Montemagno.

Ci sono poi newsletter, come quella di Boraso, che non sono a pagamento ma vengono spedite solo ai clienti pertanto non è possibile iscriversi da un form online pubblico.

Caratteristiche di un contenuto premium

In un’epoca storica in cui c’è bisogno di porre l’accento sulla gestione rispettosa dei dati delle persone, in cui gli utenti preferiscono piccoli gruppi o comunità con cui interagire perché verticali su un argomento di interesse, la newsletter si rivela, ancora, come uno dei sistemi più efficaci per assolvere questi compiti.

Pensaci bene, se ben realizzata, la newsletter risponde perfettamente ai concetti di privacy e contenuti di valore in quanto sei tu che decidi a quale lista iscriverti – o dovrebbe essere così – fornendo il consenso e stabilendo chi e cosa vuoi ‘ascoltare’.

A riprova di questa tendenza, due fatti:

  1. nell’ultimo F8 2019, Facebook Developer Conference, Mark Zuckerberg ha dichiarato che i gruppi e gli eventi avranno sempre più spazio nel newsfeed perché è quello che vogliono le persone. E ha dichiarato che la privacy avrà sempre più importanza nelle scelte di Facebook. Probabilmente, in conseguenza ai fatti di Cambridge Analytica e simili.
  2. Anche in Italia stanno prendendo sempre più piede piattaforme dove stabilisci i contenuti che vuoi leggere dopo aver corrisposto una somma in abbonamento.

Piattaforme per consegnare contenuti in abbonamento

Medium è una piattaforma per la pubblicazione di contenuti digitali, per la maggioranza in inglese, a cui accedono centosettanta milioni di lettori nel mondo per informarsi su temi specifici e dove è possibile scoprire nuovi scrittori, giornalisti e talenti. Chiunque può accedervi e chiunque può diventare autore su Medium. La piattaforma non presenta pubblicità ma chiede un abbonamento per accedere illimitatamente a tutti gli articoli presenti, che altrimenti si limiterebbero a un massimo di tre al mese. Inoltre, una percentuale degli introiti è versata direttamente ai “content creator”.

Un altro esempio di piattaforma tramite cui farsi pagare per i propri contenuti è Patreon. In questo caso, gli autori possono pubblicare non solo testo ma anche altri tipi di formati multimediali come video, audio, immagini e avviare chat dirette con gli iscritti al proprio abbonamento. Su Patreon per alcuni mesi avevo istituito il servizio email marketing training, che ho poi spostato su Teachable.

Teachable è un’altra piattaforma pensata per i content creator, che ho scelto anche per la mia academy di corsi online di web marketing, che consente di proporre varie forme di pagamento come una tantum, dilazionato e/o in abbonamento per la fruizione dei propri contenuti. Su questa piattaforma duttile e pratica ho realizzato una guida all’uso.

Guadagnare dai lettori della propria newsletter

Parlando però di newsletter a pagamento, il servizio che risponde meglio a questa caratteristica è Substack, nato nel 2017, che permette di creare una newsletter, senza avvalersi di alcuna piattaforma email, e di chiedere ai lettori della lista email una fee mensile o annuale. Substack tratterrà dalle entrate il dieci per cento.

Un servizio simile è offerto anche da Revue, la piattaforma di newsletter acquisita da Twitter a inizio 2021, pensato per “forme lunghe” di testo che, per ovvie ragioni, non potrebbero essere soddisfatte con un tweet. L’iscrizione è gratuita ed è possibile creare newsletter editoriali da condividere con la propria audience. Attivando l’opzione “pro”, sulla stessa logica di Substack, Revue trattiene all’autore, in genere giornalisti e scrittori, una percentuale del 5% sulle iscrizioni.

Aggiornamento 1 luglio 2021 – Facebook lancia Bulletin

Facebook non è da meno di Twitter, tanto da lanciare la propria piattaforma newsletter, bulletin la cui mission vuole essere di supportare il lavoro creativo di milioni di persone:

The goal here across the company is to support eventually millions of people doing creative work.

Mark Zuckemberg

Al momento Bulletin è in versione beta chiusa, cioè non accetta nuovi content creator tra scrittori e accademici, professionisti di vari settori e personaggi pubblici, ma è già possibile seguire anche gratuitamente gli attuali autori dei contenuti e i “creator indipendenti” ovvero giornalisti o esperti in materia non vincolati da contratto a scrivere in modo esclusivo per una piattaforma o un editore.

Perché parliamo ancora di “email”

In modo provocatorio ho scritto della morte dell’email marketing e ne ho parlato anche nel mio intervento al “Web Marketing Festival”, l’evento dedicato all’innovazione digitale ma anche all’uso consapevole degli strumenti del web. L’ho fatto perché la newsletter è il canale digitale più vecchio ancora in uso ai giorni nostri, la prima mail è stata inviata nel 1971 e, nonostante i social, i video e strumenti sofisticati di comunicazione come i chatbot, registra ancora i migliori risultati in fatto di generazione di contatti qualificati e ritorno sull’investimento (ROI).

Non solo. Con l’entrata in vigore dell’aggiornamento della privacy, Gdpr, i volumi inviati verso database che hanno fornito il consenso a ricevere comunicazioni sono addirittura aumentati secondo l’ultimo report del DMA UK 2019.

La newsletter è stato anche il mezzo con cui brand di tutto il mondo hanno comunicato durante i mesi di lockdown con il loro pubblico di riferimento.

Spesso ci facciamo confondere dai numeri e dalle regole di un canale, appiccicando etichette a questo o a quest’altro metodo forse pensando di averne più controllo. 

L’email marketing non esiste perché siamo noi. Sono le relazioni che intrecciamo con gli altri. Non sarà un banner posto più in alto a far crescere il fatturato piuttosto ciò che diremo e come. 
L’email è il passepartout per accedere ai servizi web e dovrebbe essere imprescindibile in una strategia di marketing mix o funnel marketing.

Quali sono i presupposti per cui un servizio che è sempre stato per lo più gratuito – hai presente la frase: iscriviti gratis alla newsletter? – possa diventare premium?


Come consegnare i contenuti di una newsletter

Tornando al concetto principale ovvero che l’email marketing è un mezzo perfetto per fornire valore, rispettare la privacy e instaurare relazioni con il proprio pubblico di riferimento è importante curare bene tutte le fasi di onboarding quali: raccolta del consenso, conferma registrazione, benvenuto e follow-up di messaggi per fornire le prime indicazioni sul tuo marchio o servizio. 

Secondo le statistiche il messaggio di benvenuto riceve in media il 60-80% di aperture e il 20-30% di clic. Inoltre, chi apre e trova interessante il tuo primo messaggio, per il 50% di probabilità leggerà anche il secondo. 

Per questo motivo, i contenuti che fornirai al momento dell’iscrizione nella tua lista sono particolarmente importanti per creare coinvolgimento e fidelizzare.

Se vuoi sapere come gestire al meglio le fasi di onboarding, soprattutto se usi Mailchimp, controlla il mio kit dedicato

Ad oggi, farsi pagare un servizio come la newsletter è un’impresa ardua, non solo perché siamo abituati ad averlo gratis, ma soprattutto perché esigiamo che i contenuti siano “freschissimi” e di comprovato valore.
Chi c’è riuscito o ci sta riuscendo è perché ha costruito attorno alle proprie iniziative un brand molto forte e una solida community.


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  1. Ale 15 Luglio, 2019 Rispondi

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