Scoop.it oggi è molto conosciuto e apprezzato anche in Italia come aggregatore di news divise in categorie, ma anche come strumento di cura dei contenuti. Curare i contenuti significa cercare informazioni su un determinato argomento come immagini, video, link e altro, riadattarli, aggiungendone di significato, e condividerli online dando molto spesso una prospettiva diversa o opposta a quella dei canali mainstream.
Da un recente sondaggio pubblicato da Scoop.it che ha coinvolto 1.550 professionisti negli Stati Uniti, è emerso che il 76% di loro ha visto un impatto sugli obiettivi di business nel 2013 per avere utilizzato la cura dei contenuti. Obiettivi raggiunti anche grazie a Scoop.it.
Il sistema, infatti, favorirebbe la pratica dell’“eWoM”, electronic Word of Mouth (“passaparola elettronico”) utile per attirare l’attenzione e influenzare gli acquisti attraverso gli earned media (e cioè i canali free, in opposizione ai paid media come TV, stampa, etc a pagamento) e i link di Scoop.it in entrata sul proprio sito aiuterebbero inoltre il posizionamento dei contenuti nei risultati dei motori di ricerca.
Scoop.it strumento per la content curation
Il social media manager (una figura professionale nata con l’avvento del digital) che deve gestire alti volumi di informazioni, può usare questa piattaforma a metà tra Hootsuite e Mashable, per gestire sia i contenuti in entrata, cioè quelli provenienti dalle proprie fonti, sia quelli in uscita e quindi gli autoprodotti.
In generale, Scoop.it permette di avere un portfolio dove raccogliere ma anche diffondere contenuti pescati in rete tramite keyword specifiche, link diretti oppure tramite il bottone verde “Segnala uno scoop“, la cui logica si avvicina molto a quella che usa “Pinterest” per “pinnare” le immagini. Il simbolo che invece compare sui post segnalati sembra proprio il retweet di Twitter. In questo modo si possono inserire dei segnalibri alle notizie e sui canali di interesse, ma anche popolare il proprio canale.
Nella personalizzazione del layout di ogni topic è possibile aggiungere un’icona nell’intestazione (header), un titolo e una descrizione oltre a un’immagine di sfondo. Nella versione a pagamento sono state da poco introdotte alcune novità come la composizione del template e la realizzazione di un form online scorrevole da aggiungere in sovraimpressione al proprio topic per raccogliere i dati dei viewer.
Il template di default, disponibile anche nella versione gratuita, presenta gli argomenti divisi su due colonne appena sotto l’header del topic. Con l’introduzione dei nuovi template ora è possibile scegliere se visualizzare i contenuti da noi curati su una sola colonna o su una sola colonna con in più sulla destra uno spazio dedicato alle informazioni personali. C’è poi l’opzione di un layout responsive a più colonne dove poter stabilire la grandezza di ciascuna.
Scoop.it si collega ai principali social network potendo con un solo clic condividere un “nuovo scoop” sui vari profili Facebook e Twitter. Ma è vero anche il processo inverso “importando” dai canali social nuovi post come scoop.
Ho approfondito l’uso della piattaforma fin dai primi passi, per dare un’idea più chiara di come funziona Scoop.it come strumento per la cura dei contenuti.
Oltre a Scoop.it, ci sono altri tool per la content curation, pratica sempre più diffusa e apprezzata dalle aziende e dai profili personali che vogliono curare la digital reputation.
Scoop.it, tutti i traguardi dal suo lancio
Al grido di “Share ideas that matter” (condividi le idee che contano), Scoop.it strumento per la content curation, nel novembre 2013 ha festeggiato due anni dal suo lancio e quota 100 milioni di visitatori unici.
Neanche sei mesi dopo già vantava un nuovo importante traguardo: 1 milione di utenti registrati tra freelance, manager, content marketer e altri professionisti del web che usano la piattaforma regolarmente per sviluppare visibilità di brand e di piccole e medie imprese.
Traguardo ancora più importante quello di 1 milione di utenti registrati se si pensa che all’inizio la piattaforma era molto poco nota (i contenuti erano per il 98% in inglese) ed era partita con il piede sbagliato, subendo anche un arresto, come racconta il suo stesso fondatore e CEO. Guillaume Decugis aggiunge inoltre che molti dei cambiamenti per arrivare alla versione attuale del servizio sono avvenuti in corso d’opera e grazie al confronto diretto con chi ne faceva uso.
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“i link di Scoop.it in entrata sul proprio sito aiuterebbero inoltre il posizionamento dei contenuti nei risultati dei motori di ricerca.”
Essendo tutti link NOFOLLOW come è possibile che con la condivisione su Scoop.it, si migliora il posizionamento?
Ciao Matteo,
sicuramente non sarebbe ai fini di una strategia di link building. Scoop.it è utile per portare traffico “qualificato” al sito o blog perché la piattaforma è popolata soprattutto da addetti al settore, che in questo modo vengono a conoscenza del tuo brand. La piattaforma aiuterebbe il “passaparola” dei tuoi contenuti, favorendo anche le interazioni (commenti e condivisioni social) da e con il tuo sito, migliorandone la reputazione online. In quest’ottica si può parlare di “influenza sui motori di ricerca”, anche perché Scoop.it nasce e resta un ottimo strumento di content curation. Infine, tutto questo è vero sempre che a monte ci siano sopratutto dei contenuti di valore 🙂