Le indicazioni su il nuovo internet e i trend per il 2014, fanno pensare che dopo un periodo di convergenza i due medium, mass media tradizionali e social media, si separino con il sorpasso del digital sul tradizionale.
E chissà che il successo dei contenuti online non ci guidi fuori dalla crisi visto che qualche segnale lo stiamo captando.
Segnali di successo dei contenuti online
Ad esempio, a febbraio 2013 Spotify sbarcava in Italia e 6 mesi dopo faceva registrare più di 600 milioni di brani ascoltati, a conferma del successo dei contenuti in streaming e on demand. E, in questi giorni, Marissa Mayer, amministratore delegato dal maggio scorso, teneva un discorso sugli obiettivi raggiunti nel 2013 da Yahoo!, tra cui numeri del portale più che cresciuti (per la prima volta Yahoo! supera Google per utenti unici), senza contare il bacino di Tumblr arrivato dopo l’acquisizione.
“Siamo la seconda compagnia più amata dopo la Disney. Abbiamo 400 milioni di utenti mobili al mese,”
dice Marissa, annunciando due importanti novità nel settore advertising di Yahoo! nel 2014:
- l’introduzione di post sponsorizzati su Tumblr, social network con iscritti altamente affezionati alla marca e News Digest, applicazione che mette ordine nella vastità dell’informazione con due aggiornamenti al giorno delle notizie più rilevanti nel mondo della politica, esteri, spettacoli e sport. L’inventore della app è Nick D’Aloisio, un ragazzino di 18 anni che inizialmente l’aveva chiamata Summly. L’utilità di News Digest comporta che le informazioni recuperate dalle varie fonti scelte dall’utente, saranno riassemblate da una redazione.
- L’altra notizia, sempre in ambito di contenuti online e di content curation, riguarda David Pogue, firma storica del New York Times che insieme a uno staff di giornalisti provenienti da altre grandi pubblicazioni, si occuperà del nuovo canale di tecnologia.E a proposito di New York Times e gestione dei contenuti online, ieri ha pubblicato la nuova versione del sito, ridisegnato per rendere la navigazione più multimediale.
L’interfaccia è responsive con un caricamento più veloce così da favorirne la fruizione su tutti i dispositivi. C’è poi la parte di interazione con i contenuti sia per la possibilità di ripostare e commentare le notizie sia perché appariranno integrati alla parte editoriale i primi esempi di native advertising.
Allora tutto bene? Ci sono segnali di speranza di riprenderci dalla crisi magari proprio attraverso il canale multimediale? Speriamo tutti di sì. Intanto però ho fatto caso al vuoto (anche fisico) lasciato dalle free press su carta. Un tempo erano ovunque nei luoghi di passaggio, nelle metropolitane e nelle stazioni. Oggi molte testate hanno dovuto chiudere o ridimensionarsi drasticamente come City di Rcs con fine servizio nel 2012, Metro che ha fatto molti tagli e Leggo, la più popolare, che resiste a Roma e Milano ma con numero ridotto delle edizioni.